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La terapia farmacologica con Bifosfonati è fattore di rischio per l’ Osteonecrosi dei mascellari.

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imagesa2I Bifosfonati e ancor più gli Aminobifosfonati sono farmaci somministrabili per via orale o endovenosa capaci di legarsi fortemente con il calcio presente nelle ossa e con il calcio circolante.
Le indicazioni terapeutiche principali sono il trattamento dell’Osteoporosi, il Morbo di Paget, il Mieloma Multiplo, l’Ipercalcemia e nei casi di metastasi ossee tumorali.
Il primo caso scientificamente documentato di Osteonecrosi dei mascellari in concomitanza a terapia farmacologica con Bifosfonati è molto recente e risale al 2003. Da allora sempre più numerose sono state le segnalazioni di episodi osteonecrotici riconducibili al farmaco, tuttavia le evidenze scientifico epidemiologiche non sono ancora definitive. 
Sembra che l’interessamento delle ossa mascellari sia dovuto all’elevato stress meccanico-masticatorio di queste e al loro elevato turnover cellulare.

Percentualmente la mandibola viene colpita nel 65% dei casi, la mascella nel 26% ed entrambe nel 9%.
Il quadro clinico può rimanere subdolo per mesi manifestando solo un alterato aspetto della mucosa orale per poi apparire nella sua drammaticità con dolore, edema, sanguinamento, parestesie fino alle infezioni a carico dei tessuti molli e fistole cutanee.
 Radiograficamente non si evidenzia nulla fino agli stadi più avanzati quando la necrosi ossea si manifesta con arredi radio trasparenza a limiti non definiti.
imagesa3I principali farmaci sul mercato sono in ordine di potenza farmacologicamente attiva:
•    Aredia (Pamindronato)
•    Fosamax (Alendronato)
•    Actonel (Risendronato)
•    Boniva (Ibandronato)
•    Zometa (Acido Zolendrico)
•    Reclast (Acido Zolendrico)

Oltre alla potenza del farmaco, i fattori di rischio sistemici sono legati alla durata della terapia (1% dopo il primo anno di cure, 11% dopo il terzo anno) (oltre il 20% nel caso dell’Acido zolendrico) e l’assunzione di due di questi farmaci contemporaneamente (nel caso dell’assunzione di Acido zolendrico ed un altro bifosfonato il rischio aumenta di dieci volte).
I fattori di rischio locali sono legati a manovre chirurgiche orali (con aumento del rischio fino a sette volte), strutture ossee prominenti come i tori mandibolari e palatini, ascessi dentali o parodontali (aumento del rischio fino a sette volte).

Per la diagnosi, oltre che al sospetto radiografico, possiamo avvalerci di esami di laboratorio quali lo studio dei markers biochimici del turnover osseo come i markers dell’attività osteoblastica, l’osteocalcina sierica, la Fosfatasi alcalina sierica dell’osso, la Sialoproteina ossea sierica dell’osso e i markers di attività osteoclastica.
L’esposizione alla terapia farmacologica con bifosfonati e concomitanti procedure chirurgiche dentoalveolari sono i due maggiori fattori di rischio per l’insorgenza dell’Osteonecrosi dei mascelari, pertanto è altamente consigliabile recarsi dal proprio dentista per un accurato contollo della salute orale prima di intraprendere una terapia di questo tipo così da rendere minime le possibilità di intervento odontoiatrico in corso.
Qualora invece sia strettamente necessario programmare in intervento chirurgico orale, sia implantologico che parodontale o generico, sarà bene interrompere l’assunzione di bifosfonati tre mesi prima e non ricominciarla per i tre mesi successivi.
In caso di conclamata Osteonecrosi dei mascellari la terapia deve essere quella mirante a salvaguardare la qualità della vita del paziente mediante il controllo del dolore e di eventuali complicanze infettive e disfunzionali.

E’ quindi di fondamentale importanza l’approccio multidisciplinare a questa patologia dove oncologo, ortopedico, medico generico e odontoiatra devono cooperare per una valida prevenzione e cura stadio-spacifica dell’Osteonecrosi delle ossa mascellari in associazione all’assunzione di bifosfonati.

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